Nicola Peluffo, Da Angelo a Giovanni
lettere e cartoline da Angelo Barile
al cugino Giovanni Peluffo (1906-1912)
Marco Sabatelli Editore, 2008, pp. 141
Riflessioni di lettura 1 di Daniela Gariglio
La scoperta, in qualche archivio familiare, di “modi di essere quasi sconosciuti”(p.11), può originare, nell’attuale, qualcosa d’altro. Di fronte a nuovi, emozionanti e graditi materiali familiari tornati alla luce, una riflessione micropsicoanalitica che, dopo la disattivazione di nuclei conflittuali/traumatici si estenda al di là della psicopatologia e vada oltre l’acquisizione del vissuto di relatività rispetto all’accadere degli eventi, può prendere in considerazione certi aspetti di vitalità riemersi nello psichismo o nella ricerca genealogica, per ricombinare queste informazioni con gli echi dei rimossi, ai fini di una manifestazione creativa, reale. Questo è il taglio di riflessione che mi si è naturalmente presentato durante la lettura del libro Da Angelo a Giovanni di Nicola Peluffo. Lo espliciterò cammin facendo. Stiamo andando a parlare di una serie di lettere, ritrovate dall’Autore mentre riordina l’archivio del padre Giovanni Peluffo, lettere, spedite da Angelo Barile, un poeta ancora oggi2 celebrato, al cugino: un affettuoso carteggio giovanile che testimonia una bella amicizia sviluppatasi nel milieu, “internazionale della Svizzera romanda e di Pontinvrea, nell’Appennino Ligure”(p.11), ambiente colto e stimolante, di cui viene anche tratteggiata la bellezza naturale di certi luoghi.
Ho letto questo libro con piacere e interesse: ‘piacere estetico’, inizialmente, perché l’Autore ha il talento di usare una scrittura sobria ed elegante per descrivere la scoperta del modo di essere dei due giovani e ‘interesse professionale’, subito dopo, per quell’’immagine di affettuosità che traspare dal carteggio e che dà al milieu culturale lo spessore dell’anima, “nel senso di psiche, di personalità psichica”(p.49), come precisa Peluffo. Questa traccia di scambio prolifico mi ha sintonizzata con il tema della “sinergia” di cui mi sono a lungo occupata nel lavoro micropsicoanalitico avanzato e in quello postanalitico, riflettendo sulla creatività, fino ad un tentativo di modellizzazione, a quattro mani, del “percorso dell’atto creatore” (Gariglio&Lysek, 2007)3, in cui abbiamo evidenziato che “la creatività è sostenuta da spinte interattive”(cfr. cap.4, La sinergia, p.123-150). In breve, la disattivazione di certi nuclei conflittuali/traumatici rimossi, può portare all’affioramento di qualche vissuto di benessere latente che, con la sua rievocazione, si rimette in circolo come “informazione di benessere” attraverso un meccanismo di “elaborazione ricombinativa” che, nel preconscio, accorpa tali informazioni con i residuati dei rimossi disattivati, facendone un “oggetto psichico ricombinato”. Ciò può servire sia da input di creazione sia da scolmatore della parte distruttiva dell’aggressività. La tessitura graduale, dallo psichismo alla realtà, di ciò che chiamo il ‘proprio originale postanalitico’ , talvolta, permette di arrivare a manifestazioni creative anche molto piacevoli e, comunque, distensive. Questo percorso, osservato in analisi, può avvenire comunemente, laddove vi sia un buon grado di “fluidità psichica”, indipendentemente quindi dall’analisi stessa che, se mai, serve a sbloccarne la resistenza. La creatività è quindi un’attività di trasformazione, collegata con “l’elaborazione, la ricombinazione, l’interazione”. Chiunque, con energia libera, può allora ripescare dal profondo del suo inconscio qualcosa di gradevole su cui appoggiarsi nell’attuale, qualcosa da far diventare protagonista di una creatività appagante, niente affatto difensiva come, ad esempio, quest’opera di Nicola Peluffo, testimonianza, secondo questa lettura, del farsi spontaneo di un continuum tra un movimento di ricerca con uno spirito genealogico, la scoperta di un carteggio familiare letto e rivissuto affettivamente e la creazione, infine, di un libro apposito, da far circolare nell’attuale. Di qui, il movimento passa ai fruitori dell’opera…
Entrando un po’ nei contenuti del carteggio, vi sono tutti gli ingredienti della commedia/tragedia umana. Così i buoni incontri e propositi si mescolano ad eventi luttuosi che possono cambiare un percorso in atto, colpendo più persone di una stessa famiglia, fino a tessere una nuova interpretazione della vita: “la morte del padre di Angelo inizia a sciogliere il legame tra i due” (p.97).
A proposito di destini ‘non scontati’ (perché usciti dalle maglie della coazione a ripetere onto-filogenetica), in analisi, dopo la rielaborazione di qualche lutto importante e osservando attentamene il fenomeno della ricombinazione energetica, capita spesso di assistere all’emergere di una diversa dinamica associativa con desideri, sogni, rivissuti e comportamenti nuovi di qualità anche più serena, dovuta all’emergere di certo materiale inconscio di benessere che si sta facendo strada nel preconscio. Qui si situa la possibilità di riuscire a vedere anche qualche altra verità latente (quei segreti non necessariamente solo odiosi!) la cui scoperta può avviare una ricombinazione. Dunque, il contatto con qualche traccia di benessere può tornare a far vibrare da protagonista il vissuto rievocato come imprinting di adattamento o di complicità affettiva a livello intrapsichico e interpersonale. Ciò può dare la possibilità a qualcuno (e vado dal ‘terreno’ familiare al ‘campo’ analitico) di modellarvisi inizialmente, per introdurvi, successivamente, delle personali variabili creative. E quindi, disattivati certi conflitti e traumi ed elaboratone i lutti, marcato il percorso esistenziale della soddisfazione di un’espressione personale, creativa e vitale, il destino può essere variato ancora una volta, essendosene messo in moto uno originale, anche solo in qualche cambio di abitudini o trasformazione di modi di pensare. “Bisogna dire, scrive Peluffo, sistematizzando tutto ciò, a proposito della “relazione feconda dei due cugini” (in questa angolatura, intesa come informazione di benessere nel terreno familiare) “che esistono i mediatori di armonie e di disarmonie” (p 41), proprio come a me piace intendere l’analista: mediatore di conflitti e sinergie e osservatore partecipe, al contempo, di tentativi nuovi che si tessono via via, dal campo analitico alla singola realtà, nel senso che ogni analisi porta trasformazione non solo nello psichismo e nella vita dell’analizzato.
La lettura di questo libro mi ha richiamato un altro aspetto di cui mi sto occupando, la possibilità di coniugare, nel lavoro analitico e nella vita reale, scienza/arte-creatività/affettività con la rappresentazione dell’evento, di volta in volta, ben integrata al corrispondente affettivo. Al di là delle possibilità più o meno artistiche, aspetto qui non significativo, resta la possibilità di una sinergia tra il tentativo scientifico e quello creativo con il risultato di uno spaccato scientifico che si appoggia sulla consapevolezza dell’anima/psiche, che può esprimersi, come nel caso di questo carteggio ritrovato, anche in un linguaggio poetico. Il sentire emozionale-creativo/artistico, base del pensiero mitologico che esprime il sentire globale dell’Essere, diventa dunque la pietra miliare su cui l’analista, nella nostra riflessione, può costruire i successivi tentativi di spiegazione come certe annotazioni micropsicoanalitiche dell’Autore, veri e propri inserti scientifici che, in quest’opera, catturano l’attenzione per la capacità di sintesi e la neutralità di stesura, tipica dell’uomo di scienza.
E, rimanendo nell’ambito scientifico, la traccia di ‘interazione armoniosa’, impressa nel carteggio reso pubblico da Peluffo, me ne ha ricordata, per analogia, un’altra, apparsa nella rivista americana Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) e situabile anch’essa, secondo questo modo di vedere, nella categoria delle informazioni di benessere: un recente (2005) ritrovamento che risale a 4600 anni fa, a Eulau in Sassonia, dei resti di una famiglia nucleare (accertata dall’analisi del DNA), ricomposta dalla pietà di qualcuno dopo la morte violenta del gruppo, in una scena di genitori e figli che si abbracciano. Un’informazione di benessere, dunque, sganciatasi dalla violenza e distruttività della pulsione aggressiva con le sue tematiche di morte che agglutinano, sopravvivendovi, allo stesso modo di come si può veder succedere in qualche sogno o manifestazione creativa, ad analisi avanzata e finita o in qualsiasi momento della vita, in cui scorra naturale una dinamica di vitalità tra il “conflitto e la sinergia vuoto informazioni di benessere” (G. & L., p.134). Riferendoci all’Immagine, mi sembra che entrambe le informazioni, la scoperta ‘dell’abbraccio di Eulau’ e il ‘carteggio affettuoso tra familiari’, rimesso in scena da questo libro di Nicola Peluffo, ne rappresentino una stessa sfaccettatura: il tentativo, ben noto, del “ritorno al continuum familiare” (p.17), una tendenza che, da sempre, spinge alla relazione e alla vita come potenzialità creativa pulsante nell’essere umano.
DG
Torino
1 Condensato di un lavoro apparso nella rubrica Libri di Scienza e psicoanalisi , 22 dicembre, 2008.
2 15 Dicembre 2008, Sala Rossa Palazzo Comunale, Giornata di Studi dedicata al Ricordo del poeta Angelo Barile, nel 120° Anniversario della nascita (1888-2008) e presentazione del volume Da Angelo a Giovanni
di Nicola Peluffo, Editori: Istituto Nazionale di Micropsicoanalisi, Marco Sabatelli.
3 Gariglio D. & Lysek D., Creatività benessere, Movimenti creativi in analisi, Armando, Roma, 2007.