Presentazione del Libro “Pensieri sparsi di una psicoanalista a volte sorridente e a tratti un po’ ironica”

Lunedì 16 ottobre 2017 alle ore 18
presso Circolo dei Lettori Sala Gioco
Via Bogino 9 – Torino
Presentazione del libro
Pensieri sparsi di una psicoanalista
a volte sorridente e a tratti un po’ ironica
di Daniela Gariglio. Illustrazioni di Albertina Bollati
edito da Araba Fenice

Presentazione a cura di Manuela Tartari, Psicoterapeuta, Membro
Didatta dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi (IIM).
Intervento di Gabriella Brusa-Zappellini, Archeologa della
Preistoria, Associazione Lombarda Archeologica.
Lettura di alcuni “Pensieri” da parte dell’attrice Federica Cassini.
Alla chitarra, Carlo Maccaferri.
Saranno presenti le Autrici.

Riflettendo sull’Incontro, a cura di Daniela Gariglio…

A detta dei presenti, con cui concordo, l’incontro è stato molto stimolante: un’esemplificazione riuscita di un tentativo di
raccordo tra “arte-psicoanalisi”, secondo l’impostazione dei “Pensieri sparsi…” che, assemblando l’immagine alla parola scientifica e
poetica, ha realizzato un esempio di integrazione rappresentazione-affetto. Ribadisco, come ho esplicitato anche nel corso della
presentazione, che il libro, rimandando alla modellistica Gariglio, Lysek (Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi, Armando
2007 e oltre), ha voluto risottolineare il senso dell’emergere di una “creatività benessere, data dall’alleanza della “pulsione creatrice
con quella di vita”, alleanza che dà avvio al “processo di elaborazione ricombinativa” dove avviene l’accorpamento di fenomeni spesso
antitetici ma, qui, presentati in sinergia. E mi riferisco a quelle tracce conflittuali-traumatiche (psicopatologicamente, protagoniste nello
psichismo e spesso inestinguibili) che, in qualche momento di disattivazione, riescono ad incontrarsi, come “residui (echi)”, con tracce
a più bassa vibrazione, latenti nell’inconscio, chiamate (Op. cit.) “tracce di benessere” perché hanno a che fare con la vita,
l’adattamento, la soddisfazione, la distensione, la relazione. Per questo, ho presentato il libro Pensieri sparsi di una psicoanalista…
come un oggetto di trasformazione, da un periodo di creatività personale che rifletteva sul mio lavoro clinico/psicoanalitico ad un
successivo movimento di sinergia: con l’illustratrice Albertina Bollati, con la casa editrice Araba Fenice, sinergia con i primi
commentatori del libro (dalla prefazione di Quirino Zangrilli, pp.7-8, alla postfazione di Giorgio Maccaferri, pp. 149-150, a diverse
altre letture di Daniel Lysek, Wilma Scategni, Vincenzo Ampolo, Gabriella Brusa Zappellini, Anna Gogliani, Maria Mantovani,
Marilena Quarello, Giuliana Ravaschietto, Alessandra Re, Laura Siccardi, Manuela Tartari, pp.151-168), sinergia con i suoi fruitori e
quelli che stanno presentando il libro o lo faranno nei prossimi mesi. Nel corso della serata, alla presentazione di apertura di Albertina
Bollati e alla mia puntualizzazione sul senso del libro, sono seguiti un apporto psicoanalitico, circostanziato, di Manuela Tartari
(micropsicoanalista didatta IIM) e quello archeologico-preistorico di Gabriella Brusa Zappellini (Associazione Lombarda
Archeologica) che, riferendosi al libro, ha puntualizzato il senso attuale di un proficuo rapporto di collaborazione psicoanalisi-
archeologia, evidenziando, nel discorso, il senso dell’immagine nella grotta preistorica come “luogo di rigenerazione”. Qualcuno,
sull’onda dell’entusiasmo rilevato nella Paletnologa, ha poi rimandato che “il messaggio profondo dei “Pensieri sparsi” è davvero
quello stesso messaggio che i nostri antenati dipingevano nella grotta”. Ogni intervento ha destato interesse e apprezzamento.
Con la complicità della sobria raffinata e accogliente Sala Gioco del Circolo dei Lettori, il resto della serata è stata poi di
armoniosa magia (come ci è stato rimandato da più persone): magia di proiezione delle illustrazioni di Albertina (una sintesi nella
sintesi!), magia della chitarra di Carlo Maccaferri, con un suono soft, rispettoso della recitazione in corso (pur tuttavia denso ponderato,
rigoroso e preciso, certamente usuale per un Fisico stringhista avvezzo alla matematica ma che riflette anche attraverso la sua chitarra),
magia della superba recitazione di Federica Cassini dei Pensieri, scelti da Manuela Tartari secondo un suo filo di riflessione. Una serie
di foto e qualche filmato (amatoriali) testimoniano la ricchezza della serata, in quello spazio da più d’uno tra i presenti, assimilato alle
“grotte preistoriche”.
Riflettendo sul senso generale dell’incontro, mi sento di poter dire che “far parlare più forme d’arte con la psicoanalisi è un
incontro fecondo”. Questo per me è congruo con ciò che questi “Pensieri sparsi…” hanno voluto testimoniare in parola e immagine.
Non solo predicarlo, ma realizzarlo concretamente con relativo rimando di riscontro positivo, può contribuire a far sentire tale incontro
come un momento sinergico, privilegiato.
Ringrazio tutti quelli che vi hanno contribuito.
La prossima presentazione alla Fondazione Croce, il 20 Novembre alle ore 18,30. Segue locandina.
(Daniela Gariglio, 20-10-2017)



Circolo dei lettori, Torino, 16 ottobre, 2017.


Intervento di Manuela Tartari


Per introdurre il libro di Daniela bisogna tenere presente che esso si pone nel punto di confluenza tra l’esperienza
psicoanalitica e quella artistico-creativa, tanto che molto spesso, nel leggerlo, non sai chi sta parlando, se la psicoanalista,
la pittrice, l’amante della musica, della natura, e tutte queste sfaccettature sono Daniela.
La nostra autrice ha nel tempo elaborato una personale visione dei processi che si svolgono in analisi: questa
visione comprende la possibilità di elaborare traumi anche molto arcaici, se non transgenerazionali, e aprire la via a una
dimensione creativa.
Così, le riflessioni sulle storie dei suoi pazienti si intrecciano a quelle più teoriche e vengono offerte al lettore in
un linguaggio poetico, capace di rendere accettabili anche esperienze incandescenti, come il dolore estremo.
Probabilmente questo accade proprio tramite il codice espressivo utilizzato da Daniela, in grado di trasmettere i
pensieri in modo diretto, spoglio da quei modi troppo intellettuali e quindi freddi, oppure troppo emotivi e dunque
inquietanti. Potrebbe dipendere dal suo uso di una forma poetica travasata nel pensiero analitico.
Molti psicoanalisti hanno cercato di comprendere il nostro misterioso modo di entrare in contatto con una
produzione artistica.
Secondo A. Di Benedetto 1 , l’opera d’arte contiene le leggi dell’inconscio e offre il piacere della sua
contemplazione. L’arte potrebbe generare un processo organizzativo, grazie al quale alcune esperienze inconsce
diventano riconoscibili, toccano il punto in cui fatti mentali e parole prendono forma. Lo stesso accade nelle sedute
psicoanalitiche, quando a un processo introspettivo si associa un processo creativo tale da attivare la generazione di nuovi
pensieri ed emozioni. Così, come sottolinea Di Benedetto, psicoanalisi e arte condividono delle aree comuni, il non visto,
il non detto, e condividono ”strumenti” conoscitivi posti al di qua del pensiero razionale, basati forse su forme oniriche.
Le forme artistiche, come quelle oniriche, sono potenziali organi percettivi del mondo interno. Come il simbolo artistico
produce emozioni, la parola psicoanalitica produce capacità di trasformazione e genera qualcosa di vero e di nuovo, simile
a una creazione artistica.
Secondo Hanna Segal 2 tutto il piacere estetico implicherebbe la speranza di ricostruire le vestigia psichiche di
una relazione molto arcaica, perduta, e quindi la possibilità di alleviare la disperazione inconscia sorta dalla esperienza di
un legame distrutto.
L’opera d’arte, commenta Graziella Magherini 3 , può̀ aiutarci a raggiungere anche esperienze emozionali assai
remote, non ancora rappresentate, quindi registrate ma non pensate, esperienze che potrebbero trovare il loro codice
espressivo proprio nel momento in cui si entra in contatto con un prodotto artistico. Si avrebbe così la messa in forma di
un’esperienza emozionale fino a quel momento priva di un accesso alla mente, una riorganizzazione di emozioni, ora
avvicinabili. Forse per questo un altro psicoanalista, George Dévéreux, aveva detto che l’esperienza di incontro con
un’opera d’arte è quella di trovarsi di fronte a “un pericolo imminente”.
Torniamo a Daniela. Mi sembra che il suo lavoro ci conduca in un viaggio verso un centro, poi lì ciascuno trova
quello che può. È capace di trasformare in immagini le proprie emozioni e sa contemplare la bellezza e la complessità del
mondo.
Di lei come analista voglio ricordare l’incessante ricerca che la ha spinta a uscire dalle logiche asfittiche delle
diverse scuole di pensiero da lei conosciute, fino all’approdo nel campo micropsicoanalitico, forse per il suo amore per le
potenzialità di cambiamento e per le dinamiche vitali. Ha così rielaborato la metapsicologia della micropsicoanalisi
andando oltre alle teorie del conflitto e del trauma, alla ricerca di tracce di benessere, attuali o filogenetiche, capaci di
orientare la ricostruzione di una vita uscita dal gorgo delle ripetizioni.
Manuela Tartari,
Psicoterapeuta, Membro Didatta Istituto Italiano di Micropsicoanalisi



1 Antonio Di Benedetto, Prima della parola. L’ascolto psicoanalitico del non detto attraverso le forme dell’arte, Edizioni Franco
Angeli, Milano, 2000.
2 Hanna Segal, Un approccio psicoanalitico all’estetica, in: “Nuove vie della psicoanalisi” (1955), Il Saggiatore, Milano 1966.
Graziella Magherini, Psicoanalisi ed esperienza estetica. Un modello interpretativo. Intervento al Convegno “Sindrome di
Stendhal e dintorni. La psicologia dell’arte tra emozione e ricerca”, Torino il 24 maggio 2002.