Daniela Gariglio, 30 luglio 2024
Pubblicato in Psicoanalisi e Dintorni n. 4 /2024. Bollettino a cura di Opifer, Organizzazione Psicoanalisti Italiani e Federazione Registro. Direttore responsabile della pubblicazione, Luciana La Stella. Riproduzione consentita.
Ho proposto di inserire questo nuovo Lavoro, anche nel nostro sito IIM, per depositarvi una testimonianza affettiva, come valore imprescindibile nella vita, nella formazione analitica e nella pratica clinica cui sto dando rilevanza anche in quanto attuale Presidente CPP (Commissione per la pratica). Lascio parlare il mio testo, considerabile anche un approdo alla nozione micropsicoanalitica di rappresentazione-affetto, come compendio naturale, finale.
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Antefatto
Su invito di Luciana La Stella ai soci Opifer di inviare qualcosa per la rivista Psicoanalisi e dintorni, successivamente come omaggio, quest’anno, anche alla memoria di Pier Francesco Galli, mi ero già trovata a ricercare, nell’archivio di miei materiali micropsicoanalitici, un breve lavoro sullo stadio iniziatico1, anteposto da Silvio Fanti a quello orale, classicamente il primo. Stavo giusto pensando di riprendere tale lavoro per la Rivista, sviluppandolo un po’ di più con materiale clinico. Nella nuova prospettiva, decido di continuare ugualmente tale ricerca, ipotizzando di poterne rinverdire l’essenza con qualche riflessione psicoanalitica che, pur nella specificità del modello teorico trasmesso dai relativi maestri, potesse risultare di senso comune. Rammentavo di avervi disquisito sull’imprinting2 che si forma nella situazione di gravidanza, nel doppio senso di acquisizione di un’attitudine mortifera/vivifica, destinata a riprodursi inconsciamente nel corso della vita, ivi compresa la relazione analitica dove, nel caso di tracce traumatico-conflittuali, può finalmente disincagliarsene la fissazione, con la liberazione dell’energia imbrigliata. “L’analisi, scrive Peluffo (2001, p. 1023), sovente risolve i tormenti della coazione a ripetere; riesce a […] permettere al soggetto di non essere più preda di serie associative comportamentali e verbali che fanno scorrere la sua vita su binari obbligati che portano continuamente a rimettersi in situazioni dolorose anche se assurde e umilianti.”.
L’energia liberata può allora instradarsi nella riscoperta di desideri latenti legati alla vita e alla creazione, desideri non più fagocitati dalle tracce di cui sopra, diabolicamente luciferine, legate alle esperienze traumatiche di maggior vibrazione. Desideri riemersi, dicevo, traducibili poi in nuovi tentativi4 di vita che, personalmente, oggi tendo a leggere come compendi creativo-energetico-pulsionali; questo, nel caso si provi interesse per ciò che si è messo in moto dalle principali disattivazioni conflittuali e traumatiche, riattualizzatesi anche nella relazione analitica, ciò che, per me, rende conto di un’analisi veramente finita. A dire che, dissipatasi la distruttività di tali pulsioni aggressive, legate alla pulsione di morte, la vita può ancora rilucere e venir percepita altra da prima: “Benedico la mia casa, il sole, il mare, le stelle e tutto ciò che ho, perchè finalmente riesco ad apprezzarlo, sentendomi fortunata di poterne godere. Oggi che mi amo e mi stimo, sono certa di meritarmi di essere, poco o tanto, felice, qui e ora.”. Questa, la conclusione di una paginetta, scritta da un’analizzata e casualmente ritrovata in questo mio frugare nel passato: un congedo della persona alla sua esperienza analitica che, personalmente, ricordo assai faticosa per il protagonismo di un invalidante vissuto di colpa impiantato nel terreno familiare, come spesso rileva l’investigazione genealogico-micropsicoanalitica.
Nel tempo, ne ho data testimonianza attraverso materiale clinico raccolto e narrazione postanalitica con riferimento a nuovi tentativi5.
Ma, mentre continuo a cercare, ritrovo anche un altro mio scritto (1997), in memoria quest’ultimo, di Silvio Fanti6. Senza saperlo ammalato, in occasione di una piccola sosta a Parigi, mi ero ripromessa di salutare di persona questo nostro maestro, portandogli una poesia7, per continuare, anche in presenza, il piacere di un nostro piccolo carteggio relativo ad alcuni tentativi creativi con cui avevo soddisfacentemente preso ad intrattenermi, immessa la formazione micropsicoanalitica nel lavoro clinico. In realtà, Silvio Fanti stava morendo. Anche lui…
Intanto, con in mano quest’altro scritto ritrovato mi è venuto subito da pensare che, con quella poesia, mi fossi inconsciamente sintonizzata sulla realtà in corso, supportata da questo contatto di stima e affettuosa condivisione del fatto che, in generale, una sana attività creativa può dare ulteriore ragione e spessore al considerare la persona nel clinico e nell’analizzando, come, del resto a ben guardare, registra già il lavoro transferale-controtransferale. E, se si parla di “persona”, non si può che immergersi sedutastante nella presenza/assenza pulsionale dell’affettività come indiscutibile valore umano. A tal proposito, ricordo di averlo anche sottolineato al primo convegno Opifer di quest’anno, evidenziando come “gli inserti affettivi della “storia emozionale” di cui parla anche Pier Francesco Galli (2021, p. 10), siano i veri grandi attrattori in quanto oggetto di condivisione: “siamo tutti sempre, soprattutto umani”, ne dice, per l’appunto Galli, citando Sullivan (p. 12)”8. E comunque, l’affetto, ritrovato in questo piccolo scritto, mi ha colto di sorpresa, una sorpresa talmente piacevole che mi ha fatto cambiare idea circa il pezzo: “Simbiosi iniziatica troncata e individuazione precoce del feto”9, che, intanto, avevo rintracciato, tra le scritture archiviate. Dell’imprinting iniziatico rintracciabile nel gioco di ripetizioni nella vita, coatte o meno, ripropostesi anche in analisi, potrò disquisire un’altra volta, permanendomene l’attrazione teorica, soddisfatta quella affettiva che privilegio sempre istintivamente e poi razionalmente.
Se Psicoanalisi e dintorni del 2024 è dedicato anche alla memoria di un maestro, mi sono detta, perché non immettervi anche altre memorie, per un senso generale di stima, affetto e riconoscenza in quanto valore affettivo tramandabile, in senso lato, dai padri, nelle Famiglie? Sta ai figli/allievi celebrare il lascito dei propri maestri riflettendo anche sulla relazione che ne hanno avuto, condividendone il ricordo. Non avendo conosciuto di persona l’emerito Pier Francesco Galli, un beneamato maestro Opifer, potrei, soggettivamente, ricordare qualcosa, relativo all’affettività (immessa nella prassi scientifica), del nostro maestro, ideatore e fondatore della Micropsicoanalisi, utilizzando questo piccolo materiale ritrovato. Mi accingo a farlo.
Lo scritto ritrovato
Ricordando Silvo Fanti 10 (1997, con qualche ulteriore riflessione).
“Di Silvio Fanti, leggo nel mio scritto, conservo quattro lettere (raggruppate come buon ricordo), fra gli anni 1992/1997, in risposta ad alcuni miei scritti fluttuanti tra riflessioni teoriche e narrativa che, ogni volta, gli avevo inviato istintivamente. Tre di queste lettere sono autografe e quella calligrafia tremolante e a volte difficile da decifrare, mi rende il ricordo di questo nostro maestro ancora più caro. In quel periodo, mi trovavo in un tentativo che stava cominciando ad esprimersi. Mi ci lasciavo naturalmente trasportare con la serena distaccata neutralità di chi, formatasi come micropsicoanalista, impara a lasciarsi semplicemente vivere, partecipando con un certo spirito di solidarietà affettuosa a quanto si sta compiendo. Di quel tentativo che si era espresso nella nascita di un primo filone di narrativa micropsicoanalitica11, mi piace ricordare i primi apprezzamenti e feedback positivi, ricevuti, proprio, dall’inventore della micropsicoanalisi:
(Le 27 janvier 1992)… Le merveilleux travail que tu m’as envoyé ne se lit ni en vitesse ni en une seule fois. Il y a beaucoup à apprendre et à méditer… Et en plus, il y a la question du style qui est très parlant et qui oblige à toujours lire plus en avant… Je ne sais pas si ça t’intéresse mais je te confie que de mon coté j’ai commencé un travail sur Sade qui me passionne mais je pense que si je veux publier quelque chose là-dessus j’en ai en tout cas pour 2 ou 3 années. Alors envoie-moi de temps en temps des encouragments!…”, in risposta ad Un frammento di storia, ingrandito mille volte, una trentina di pagine sovradeterminate che mi erano uscite di getto, stimolate da una conferenza psicoanalitica” e accettandone, dico ora, una certa garbata ironia nel discorrerne.
“Nelle parole merveilleux… style très parlant… un travail qui me passionne… potevo già trovare delle analogie profonde con il mio personale tono affettivo-teorico, punteggiato, in quel momento, dall’emozione del buon feedback ricevuto, abituata, com’ero stata, a farne a meno durante la formazione analitica”, astinenza che, oggi ne dico didatticamente parlando, se mette in moto la capacità di una sana convivenza con la propria solitudine, fino a renderla creativa anche operosamente, può infine render conto di un’analisi conclusasi bene, a dire, riuscita. Ciò che, poi, porta naturalmente alla spinta ad indirizzare la propria energia e pulsione a privilegiare, invece, tentativi di scambi reali, godendosi la soddisfazione dell’interlocuzione con la reciprocità del dare stimoli e averne risposte. E, anzi, mi rammarico (e lo dico da didatta ma anche come persona) quando mi imbatto in astinenza fuori luogo, utilizzata cioè impropriamente nella vita reale, da analizzati convinti di aver terminata la propria analisi ma anche da qualche terapeuta, suppostosi analista. Vedo cioè, quel silenzio di risposta, nella situazione di realtà (probabile emulo identificatorio dello stile di seduta), come una forma di aggressività psicologica, sottile, subdola, che mortifica chi la riceve. Ne parlerò in un prossimo nostro Convegno, tentando di dimostrarne l’essenza sadomasochistica, insita purtroppo in quei rapporti che, se non trattati analiticamente, generano solo soddisfazioni perverse.
“Chére Daniela, inizia la seconda Sua lettera del 22 novembre 1994, autografa, scritta di getto su carta quadrettata, in risposta alla prima opera di un trittico narrativo micropsicoanalitico, Una vita non basta12 di cui avevo inviato al dottor Fanti… a caldo… la prima stesura, tu as vraiment réussi une entreprise vraiment difficile… c’est très rare e c’est très beau et c’est tellement vrai qu’une vie ne suffit pas, jamais, ne suffira plus, même (et surtout) s’il y en avait mille: dès que l’on est conçu, plus rien ne suffit jusq’à ce que, par ce que l’on appelle un miracle, on arrive à se concevoir soi-même en pleine dissolution finalment créatrice, mais ça…”. Superflui i commenti sul continuum generazionale, sulla continuità del vuoto onnipresente, sulle sue potenzialità creatrici e sul conseguente imprinting micropsicoanalitico da cui possono partire tentativi nuovi… Piuttosto si potrebbe riflettere, micropsicoanalisti e profani, tutti insieme, sul proseguimento di quel mais ça… su cui termina la lettera. Il mais, soprattutto che indica la difficoltà per la persona in analisi di giungere a farsi vuoto per aprirvi quella porta da cui trarre energia, come ne scrisse Nicola Peluffo (1993, p. 11), anche mio didatta e supervisore micropsicoanalitico (cfr. https://www.psicoanalisi.it/osservatorio/incontri-analitici-e-nascita-di-nuovi-tentativi/3169/), nella Prefazione al libro di Zangrilli (199313), La vita involucro vuoto.
Ciò che si traduce in resistenza, che diventa fatica, una fatica a volte… sovrumana perché cozza con quell’angoscia del vuoto14, connaturata in ciascuno e che si palesa ad ogni perdita. Si potrebbe dirlo – trovo scritto – , con queste emblematiche parole, tratte dalla Recensione (1997) di Rino Zangrilli in Psicoanalisi e Scienza al mio Dopo. L’energia per vivere (1997): “ […] Ogni analizzato lascia, a sua abile insaputa, una zona franca, diremo tabù, del suo psichismo, a cui non ha mai nemmeno volto lo sguardo. A volte è necessario un intervento specifico del micropsicoanalista, per indurre l’analizzato a superare la sua angoscia ed entrare nel nucleo, che fa da ansa frattale (riassunto della forma), e disgregarlo. Si tratta di morire, non so se ce ne rendiamo conto. Arriva un momento in cui l’impresa analitica richiede all’analizzato di abbandonare se stesso, di attraversare il vuoto, per aderire ad un nuovo modo di esistere...” (Zangrilli, 31 ottobre, 2013). La vita postanalitica sarà così vivificata da ciò che Peluffo (1993, p. 19) ha chiamato il caso creatore sostituitosi alla coazione a ripetere.”. Un aspetto, aggiungo ora, su cui fin dall’inizio della formazione micropsicoanalitica (l’ultima tra altre precedenti in cui la creatività era già oggetto di curiosità e osservazione), avevo subito concordato, osservandone e studiandone le manifestazioni postanalitiche. “Il vuoto è una realtà chiave, ne trovo scritto, come citazione di Silvio Fanti15 (1987, p. 107), […] la nostra che bisogna rassegnarsi a scoprire sperimentalmente” (p.108), “fino a quando l’analizzato non avrà più bisogno di trattenersi nell’involucro e potrà, senza angoscia, accettare la piena libertà di un vuoto privo di vincoli” (Zangrilli 1993, p. 87). Illusione? Speranza? Tentativi sicuramente da farsi, questo lo confermo ancora oggi, alla mia veneranda età.
“7 Juin 1996, 10 janvier 1997, le ultime due lettere che riguardano il mio Dopo. L’energia per vivere: … en mettant de l’ordre sur mon bureau, je retrouve Dopo et je le lis de nouveau… Quelle émotion profonde! Quelle beauté… et je voulais te dire encore une fois: merci, mille merci… Tu as vraiment le don, chère Daniela, de ressusciter un peu de vie en une formule percutante… et comment! Bravo donc, et encore une fois, et avant tout merci, merci. Je t’embrasse très affectuesement, “dopo”et maintenant aussi. Silvio Fanti. Nelle lettere, quei punti esclamativi, l’impiego a caldo delle parole: emozione.. vita…bellezza… grazie… abbracci… possono testimoniare una volta di più (ed è anche per questo che ne sto parlando!), la bella umanità anche di questo maestro, lo scienziato che ha tentato di spiegare, attingendo dalla Fisica, la necessità di includere la consapevolizzazione della realtà del vuoto, volenti o nolenti: “Quanto al vuoto e al suo ruolo creatore-annichilatore, la vita e la morte possiedono uguale valore…” (Fanti, 1983, p. 10716). Il vuoto! Quell’esperienza, d’altronde, ben nota alla filosofia e stile di vita orientali… esperienze di cui oggi si può parlare insieme (cfr. Baldari 202417) .
Oggi penso che, anche soltanto la possibilità di incontrare, per interiorizzarla poi o riconoscerla, come anche propria, la ricchezza empatica di questo calore umano, fattosi scienza, potrebbe aver dato un ulteriore senso alla complessità della formazione micropsicoanalitica di tanti tra noi. Ma questo vale per tutti i maestri che abbiano testimoniato l’importanza dell’affetto, nella relazione, anche in quella scientifica, come mi è parso di cogliere in chi si riferiva al maestro Galli cui è stato appena dedicato il terzo incontro Opifer, 202418
L’ultimo anello di questo incontro epistolare, come ho sopra detto, era stata una mia poesia (La leggerezza in nota 7), che, in occasione di una puntatina a Parigi, mi ero ripromessa di offrirgli, in francese. Apprendevo che, proprio in quei giorni, Silvio Fanti era stato ricoverato in ospedale, in gravi condizioni, sospeso tra la vita e la morte. La poesia parla (guarda caso!) della dialettica morte-vita, in sinergia motrice, un gioco continuo e inesorabile. Avrei voluto leggergliela di persona, per testimoniargli, una volta di più, la vitalità del tentativo micropsicoanalitico che, oltrepassando la querelle sul pessimismo, sull’autobiografismo, sull’ambivalenza freudiana rispetto all’essere ebreo19 (Cfr. Freud 1937, Yerushalmi 1991. Oggi, anche Marchioro 2022…), sulla sua lotta tra le pulsioni… ha, in definitiva e più semplicemente, spostato, fuori dell’uomo, la responsabilità, relativizzandone i destini: per la micropsicoanalisi, l’unico conflitto, eterno ed inarrestabile, proprio dell’universo, riguarda la continuità del vuoto e la discontinuità dell’energia. Già solo, ne dice Fanti, il prendere atto di ciò può indurre, nell’essere umano, un decremento naturale-fisiologico degli aspetti distruttivi della pulsione di morte-di vita. L’eredità che ci verrà dunque da Silvio Fanti, scienziato ed uomo, non sarà certamente traumatica o inibitrice delle spinte vitali, quanto piuttosto portatrice di messaggi liberatori quali l’incentivo, ad esempio, a relativizzare la riuscita o fallimento, perchè “il tentativo è neutro”! Cosa non da poco che, ad un certo punto dell’esperienza analitica, può addirittura eliminare l’angoscia dalla vita” di cui, depositando questo scritto ritrovato, oggi, dico di averne personalmente incontrata diverse volte la possibilità, nel lavoro clinico.
In conclusione e analiticamente detto: qualcosa che può valere per tutti
Lasciata alla spalle, nei diversi transfert, la sana ribellione e piacevolezza per le molteplici vibrazioni emotive dall’odio all’amore, scaturite dal silenzio dell’astinenza e della neutralità di seduta, con la raggiunta consapevolezza infine del fatto che, ad essersi incontrati, siano stati pur sempre dei desideri inconsci, come ben ci ha trasmesso il nostro maestro italiano Nicola Peluffo (200620), in generale, mi sento di sintetizzare così l’apprendimento analitico che trasmetto nel lavoro clinico e didattico: lo stabilizzarsi di una reale capacità, nella singola esistenza, di prendere piacere dall’affetto, dandone e accogliendone il ritorno, in tutte le sue sfumature. In questo, Silvio Fanti è stato certamente un maestro tra i maestri, da Freud, Maestro in primis. Tutte persone emerite che hanno lavorato, e lavorano, spinte dalla forza dell’affetto, immesso nella scienza, senza risparmiarsi per continuare a tramandarci la psicoanalisi, rinverdendola continuamente, adattandola via via ai tempi nuovi in cui, come ci ha egregiamente scritto, in spirito di affetto e saggezza, Luciana La Stella: “siamo tutti Testimoni del nostro tempo”.
Alla memoria dei maestri, all’analisi e agli amici dell’analisi
L’hic et nunc (DG 11.6.200021)
Quando/ il presente/ è ormai/ tenue riverbero/ d’un passato/ già sfumato, / che stepidisce, / com’impalpabil / cener, / il quotidian tuo spazio, / allora sì, / è giunto il tempo / di gustare il “qui e ora”!/
Quando/ nei canali/ del tuo corpo/ l’energia/ scorre fluida/ trasformando/ all’istante/ ogni possibil/ ristagno/ il qui e ora/ diventa l’unica/ tua / dolce invitante/ alchemica/ possibilità espressiva:/ il rinfrescante alito/ d’un regolar respiro/ che pulsa/in te/ e/ impregna/l’aria.
Daniela Gariglio
1 “La vita fetale. Questa fase dello sviluppo umano è stata oggetto di grande attenzione in micropsicoanalisi. L’interazione psicobiologica materno fetale è strettissima e conflittuale (cfr. N. Peluffo, “Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione”, Books Store, Torino, 1976) e in questa fase il futuro bambino fissa le prime tracce di esperienze pulsionali e di reazioni traumatiche […]. I punti di fissazione filogenetici ed intrauterini alimentano le successive fissazioni e rimozioni postnatali […]. Si genera una spinta a ridurre la tensione […] tale spinta è sostenuta dalla pulsione di morte e normalmente fallisce il proprio scopo incontrando sul suo cammino la pulsione di vita e la tendenza a sfuggire alla stasi, […]. Pulsioni di morte e di vita sono dunque così strettamente intrecciate che in micropsicoanalisi si preferisce parlare di un’unica pulsione di morte – di vita, per sottolineare la comune matrice energetica.” (In: https://www.micropsicoanalisi.it/micropsicoanalisi/ ). Nella mia lunga attività di riflessione e lavoro, interessata a rapportarmi alla persona in toto, non solo ai suoi aspetti psicopatologici (di qui, la lunga riflessione e conseguente studio sulla creatività benessere e resilienza), ho tenuto anche conto dei momenti appaganti in gravidanza, come presupposti di potenzialità creatrici/creative. Ricordo che, per l’appunto, anche di questo avevo accennato in quel lavoro sull’imprinting fetale che mi riprometto di riprendere e ricontestualizzare clinicamente, avendone osservato, in più analizzati, i dati intra analitici e post sedimentazione dell’esperienza, in qualche loro rappel.
2 Gariglio D. (1992/1997), “L’elaborazione dell’imprinting in micropsicoanalisi”, “Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi (IIM), Tirrenia Stampatori, n° 13, pp. 13-17 e n°22, pp. 79-83. pp. 79-83.
3 Peluffo N. (2001) “Aspetti epistemologici dell’attività associativa ed onirica”, Sogno &Psicopatologia. Bollettino dell’IIM N. 29-30.
4 “Il tentativo. […] Il concetto di tentativo […] è utile poiché consente di spostare l’osservazione dalle vicende fisico – biologiche a quelle mentali mantenendo la medesima impostazione di base. Sintomi, vicende personali e familiari, serie oniriche, ogni accadimento della vita psichica può essere interpretato come un tentativo […] per risolvere una situazione di aumento della tensione, analogamente agli accadimenti somatici, come le malattie. Tale sostanziale omogeneità dei destini psicobiologici ne sottolinea la neutralità rispetto alle mete che la coscienza elabora ed anche rispetto ad un ideale di salute o malattia, mentale o fisica. Il significato profondo del modello micropsicoanalitico si può riassumere nella accettazione della relatività del fenomeno che chiamiamo vita.” (In https://www.micropsicoanalisi.it/micropsicoanalisi/ ).
5 Cfr. in: https://www.micropsicoanalisi.it/guida-letteratura-micropsicoanalitica/, Movimenti creativi in analisi. Daniela Gariglio. Questa prima Collana aveva raccolto scritti di diversi Autori con analisi micropsicoanalitica completata con Membri attivi IIM: 4 pubblicazioni (1999-2002) di cui la prima, Bernard Jaccard, Alfredo (l’ultima battaglia di un uomo solo), 1999 (presentazione del libro), era stata una splendida traduzione di Liliana Zonta (prima analista della mia micropsicoanalisi personale) di cui richiamo: Zonta. Dopo Freud: Silvio Fanti, la micropsicoanalisi, Tirrenia ed., Torino, 1994 e il quarto, Enzo Demarchi, Linguaggi. Rapporti nati dalla ricombinazione di voci antiche. (presentazione del libro), ripreso dal suo Autore, dopo vent’anni di sedimentazione punteggiata da qualche rappel, amplificandone un particolare: Punti di luce. Immagini in trasformazione, Araba Fenice, Torino, 2018 in Tracce di benessere ricombinate (2017-2024…) (presentazione della collana).
6 “La micropsicoanalisi è un metodo di investigazione psicoanalitica di derivazione freudiana. Il suo fondatore, Silvio Fanti, formato alla psicoanalisi negli Stati Uniti, già a partire dagli anni ’50 aveva allungato il tempo delle sedute da un’ora a tre ore mantenendo la loro frequenza plurisettimanale …” (In: https://www.micropsicoanalisi.it/micropsicoanalisi/ ).
7 “A proposito della pulsione di morte-di vita, sinergia motrice in micropsicoanalisi: LA LEGGEREZZA. Sprazzi di/ sorrisi/ illuminano/ zone pudiche/ incise/ nel buio/ della memoria. // Passi silenti/ senza peso…/ È il volto antico/ dell’anima! // E ogni volta…/ quando gli alberi/ sono/ di nuovo/ in fiore // chiama/ col vento/ i tuoi amici // e divieni farfalla/ in una scia/ gorgogliante/ di emozioni/ affetti e/ bellezze.” (DG aprile 1997).
8 Galli P.F. (2021). “Il senso della misura”. Co-Editoriale. Psicoanalisi & dintorni. Bollettino /Notiziario di OPIFER. Diret. Responsab pubblicaz. Luciana La Stella, in Gariglio 24 marzo 2024: https://www.micropsicoanalisi.it/passivita-e-sblocco-sinergico-dal-caso-clinico-del-giovane-andrea/ .
9 La mia relazione era stata approntata in occasione di un Convegno SIM, Lione 1997, Le ripercussioni psichiche, in particolare, della vita uterina a partire dalla fecondazione”.
10 In memoria di Silvio Fanti (1919 – 1997) è stato un testo, tra altri italiani, sollecitati e raccolti da Nicola Peluffo, per ricordare Silvio Fanti in un Memoriale SIM (La Lettre).
11 In quegli anni, avevo anche prodotto una terna di libri: 1. Una vita non basta, 2. Dopo. L’energia per vivere, 1997 (https://www.psicoanalisi.it/libri/dopo-lenergia-per-vivere-di-daniela-gariglio-lautore-libri-firenze-1997/3716/ ), pubblicato per primo e 3. Itinerando. Odissea di una scrittura (https://www.psicoanalisi.it/libri/itinerando-odissea-di-una-scrittura-daniela-gariglio-torchio-orafo-tirrenia-stampatori-torino-2000/4558/), immesso nel 2000, nella Collana di narrativa e creatività postanalitica, I nuovi Tentativi (Torchio orafo, Tirrenia Stampatori.
12 Inedito, pubblicato come incipit (pp. 203-204), in Un’antologia (pp. 201-213 – cfr. nota 20 ) e, in parte, in Echi… Gemme, 2001 (presentazione del libro), in Collana I Nuovi Tentativi.
13 Zangrilli R. (1993). La vita: involucro vuoto. Borla, Roma (https://www.psicoanalisi.it/libri/la-vita-involucro-vuoto-di-quirino-zangrilli-borla-roma-1993/3583/, inserito da Peluffo Nicola | 10 Gennaio, 1994 | Libri).
14 Ne ho giusto parlato al nostro Convegno Angoscia e Speranza, 30/9 1/10 2022 (XXIII ed. Giornate di Formazione micropsicoanalitica, Istituto italiano di Micropsicoanalisi (IIM) e Centro Studi Internazionale Edgar Morin), nella relazione: “Dal vuoto d’angoscia al vuoto creatore e tentativi rigeneranti”. Atti previsti, a cura di Luigi Baldari, Direttore IIM.
15 Fanti S. (1987) A propos de mariage. Buchet-Chastel, Parigi. Trad it. Bernieri e Dassano, Il matrimonio (1987), Borla Roma.
16 Fanti S. (1981). Ed it. La micropsicoanalisi. Continuare Freud, a cura di Peluffo-Vigna 1983, Collana di Micropsicoanalisi diretta da Nicola Peluffo. Prefaz di N. P. Borla. Roma.
17 Baldari L. ( 2024) “Micropsicoanalisi e meditazione: una possibile integrazione terapeutica”, 18 maggio, in Webinar IIM, La complessità del prendersi cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione ( https://www.micropsicoanalisi.it/corso-2024-la-complessita-del-prendersi-cura-dei-disturbi-dellalimentazione-e-della-nutrizione/ ).
18 XX Convegno Opifer-AAPDP “Questioni di genere e orientamento sessuale: nuove prospettive in psicoanalisi e psicoterapia psicodinamica”, svoltosi nel fine settimana a Firenze e online, in memoria di Pier Francesco Galli.
19 Cfr. Sigmund Freud, Analisi terminabile e interminabile (1937), trad. di Renata Colorni, in Id. Opere, a cura di Cesare L. Musatti, vol. XI, Torino, Bollati Boringhieri 1979, pp. 497-537 // Yosef Hayim Yerushalmi, Il Mosé di Freud. Giudaismo terminabile e interminabile, trad. di Gaspare Bona, Torino, Einaudi 1996 (ed. orig. New Haven, London, Yale University Press 1991// // Simon Levis Sullam (2015), YOSEF HAYIM YERUSHALMI: GIUDAISMO TERMINABILE E INTERMINABILE. L’ULTIMA RACCOLTA DI SCRITTI, Giuntina // Marchioro F. (2022). Freud genio infedele. Identità di un ebreo tedesco irreligioso. Presentaz. di Silvia Vegetti Finzi. Franco Angeli, Milano.
20 Peluffo N. “Le manifestazioni del Bimbo nella dinamica transfert- controtransfert”. Psicoanalisi e Scienza, 10 settembre 2006, https://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/le-manifestazioni-del-bimbo-nella-dinamica-transfert-controtransfert/2660/ .
21 In: AA.VV. Poeti italiani contemporanei, Antologia a cura di Salvatore Fava. Libro italiano, Editrice Letteraria Internazionale, Ragusa 2001, pp. 344. La poesia è anche inserita in, Sirio Guerrieri e Giovanni Nocentini, Antologia della Letteratura Italiana del XX secolo, Helicon, Arezzo, 2000, pp. 212-213.