“Unendomi alle commemorazioni, trovo bello l’affetto di questo nostro incontro per ricordare Manuela Tartari, anche per me, cara amica e stimata collega. Anzitutto porgo, insieme ai miei cari, condoglianze vivissime alla famiglia e a Massimo. Pensando a lei, la considero anzitutto un’indiscussa erede di Nicola Peluffo di cui ha continuato a trasmettere l’apporto scientifico inserendolo nella filosofia umanistica della psicoanalisi. Manuela ha portato il suo studio antropologico-micropsicoanalitico anche nella SIM, favorendo l’attività di espansione dell’Istituto italiano attraverso eventi nazionali e internazionali. Psicoanalista neutra e persona sobria, si sintonizzava con chi vi si rivolgeva, recependo l’humus del campo analitico o di quello amicale, per ridarne sempre indietro qualche essenza e rendere così affettivo lo scambio relazionale. A proposito di questa sua capacità di cogliere e ridarne indietro, mi fa piacere condividere un personale ricordo di Manuela Tartari al Circolo dei Lettori nel 2017, in occasione della sua presentazione insieme a Gabriella Brusa Zappellini e Albertina Bollati, del mio ultimo libro. Ce n’è traccia nel nostro sito (cfr. Read More).
Bene, in quell’occasione, parlando di “arte e psicoanalisi”, richiamando Di Benedetto, Hanna Segal (la psicoanalista che ha indagato sulla lotta fra le forze della vita e della distruzione), Graziella Magherini, Dévéreux, per puntualizzare come “molti psicoanalisti abbiano cercato di comprendere il nostro misterioso modo di entrare in contatto con una produzione artistica”, Manuela aveva “ridato indietro, a suo dire, il senso” del mio lungo studio sulla creatività e i suoi effetti rigenerativi nella psicopatologia, supponendone “amore per le potenzialità di cambiamento e le dinamiche vitali, per andare oltre, aveva detto in quella situazione, oltre alle teorie del conflitto e del trauma”. Il suo intervento completo è a disposizione. In quell’occasione, sentendola parlare, avevo pensato alla bellezza di una relazione il cui scambio soddisfacente è oggettivamente diventato fonte di distensione per entrambi, ponendosi quindi come possibilità di risonanza affettiva per molti, come ne ha anche appena detto Luigi Baldari, sottolineando di Manuela quel “suo spirito di unione, all’interno dell’Istituto”. Vorrei anch’io che questo rimanesse di lei. Per questo l’ho portato tra noi.
In chiusura, voglio ancora ricordarne, come pregio umano e clinico, certa sua naturalezza ironica di persona che la rendeva capace di sdrammatizzare anche momenti in cui l’aggressività era protagonista. Riposa in pace Manuela”.
(Daniela Gariglio)